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Beatrice Bianchini
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Decision to leave (‘138)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2023 ·
di Park Chan wook
con Tang Wei, Park Hae-Il, Lee Jung-hyun, Go Kyung-Pyo, Yong-woo Park

L’atteggiamento spontaneo di un essere umano è: “non voglio saperlo”,
una resistenza fondamentale all’accesso di conoscenza.
(J. Lacan)

Nella grande città portuale della Corea del Sud Busan, famosa per i
templi, le spiagge e le montagne, lavora il detective Hae-Jun sposato
con un’operaia di una centrale nucleare residente a Ipo che vede, per
questo, solo una volta alla settimana.
Insieme al suo collega il detective insonne, deve occuparsi di un nuovo
caso: un ufficiale dell’immigrazione in pensione, Ki Do Soo, viene
trovato morto ai piedi di una montagna
che aveva l’abitudine di scalare.
Interrogando la moglie di origine cinese, Seo-Rae, molto più giovane di
lui, badante dalla professionalità irreprensibile, nascono dei sospetti
che cominciano a tormentare il detective
già alle prese con altri casi irrisolti.
L’indagine procede in modo serrato e tra i due inizia una consuetudine
anomala fatta di attrazione e diffidenza.
Gli innumerevoli intrecci e risvolti della trama da seguire
attentamente durante la proiezione dell’enigmatico lungometraggio
svelano il talento della sceneggiatura e della regia di un plot
evidentemente complesso e intricato, che non concede spazi a
distrazioni o disattenzioni.
Il tutto accompagnato da raffinatissime riprese dall’alto, e sofisticata
introduzione di interferenze dei vari devices che diventano a tratti
protagonisti del racconto.
Tra questioni politiche, come l’indipendenza in Manciuria, pillole di
Fentanyl, tradimenti, manipolazioni, lettere di suicidio, demenza
senile, l’indagine viene sospesa e il caso entra a far parte del
disturbante elenco dei casi irrisolti, nonostante il detective abbia
individuato prove e nonostante l’attraente vedova cinese abbia
scoperto una sua personale insospettabile fragilità.
Qualcosa è andato in frantumi e il detective si sente “annientato”;
confessione che Seo Rao non riesce ad elaborare.
Dopo tredici mesi, un nuovo incontro farà scoprire definitivamente le
carte dell’intricato noir, con un ulteriore omicidio e un inconfessabile,
straordinario, sorprendente finale che solo un grande maestro del
cinema come Park Chan wook avrebbe potuto confezionare in questa
modalità sovrumana di perfezione formale.
Un film sinuosamente faticoso: non concede distrazioni, pena la
perdita del filo del discorso thriller/drama/tragedia.
La psicologia ossessivo-paranoica del detective dipendente da gocce
oculari, indispensabili a idratare l’occhio, per vedere meglio o vedere
con un altro sguardo, rivela altri misteri da chiarire, chissà…
Certo è che il film, apparentemente freddo e algido, come nelle scene
di pseudo rapporto sessuale “inesistente” tra Hae-Jun e sua moglie,
una volta a settimana, rivela tuttavia la fragilità incontrollabile di una
passione inespressa ma travolgente.
Una prima parte non corrisposta, una seconda parte, dopo l’evento
dell’”annientamento”, irreparabile.
Seo-Rao, più o meno assassina, è assolutamente impreparata ad
affrontare la propria assoluzione e tanto meno il proprio cedimento
sentimentale: donna provata dalla vita, dalle circostanze e dalle sue
scelte si trova a dover percorrere la decisione finale, umana o
disumana che sia.
Park Chan wook qui sfiora solamente il tema della vendetta al quale ha
dedicato la sua famosissima trilogia, mentre non esita a rincorrere,
attraverso un indagine indefessa, il riferimento al mito di Orfeo e
Euridice e al crudele destino umano dell’amore impossibile.
La metafora dell’indagine che diviene ricerca e rappresentazione
dell’Amor che nullo amato amar perdona.

L’amore è donare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole
(J. Lacan)ecision to leave (‘138)




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