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Beatrice Bianchini
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TUTTA LA BELLEZZA E IL DOLORE 

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2023 ·
di Laura Poitras

La differenza tra il ricordo e la realtà è che l’esperienza reale ha un
odore ed è sporca e non è confezionata in finali semplici.
( Nan Goldin)

Nal Goldin, fotografa di fama internazionale: biografia, famiglia,
immagini, lotta politica.

Famiglia Sackler, proprietaria dell’impero farmaceutico Purdue
Pharma LP, oggi Knoa Pharma.

La storia-documento dell’incontro/scontro di queste due realtà.

P.A.I.N: Prescription Addiction Intervention Now
Gruppo fondato dalla Golin per combattere lo STIGMA sulla
dipendenza e denunciare la Sackler, responsabile della produzione di
farmaci che creano dipendenza fino all’overdose e con il fatturato
multimilionario benefattrice dei principali musei del mondo.

Come tacere di fronte a questo incontro di arte bellezza e “filantropia”
e centinaia di migliaia di morti, quindi massacro e spargimento di
dolore e sangue?

Ecco l’ inesauribile lotta politica che intraprende l’illustre fotografa
Goldin che ha vissuto sulla propria pelle la dipendenza fino alla
overdose dal farmaco OxyContin, assunto come antidolorifico per un
intervento chirurgico. Una volta disintossicata viene a conoscenza
della responsabilità della famiglia Sackler nell’epidemia di oppioidi
che aveva colpito gli Stati Uniti dalla metà degli anni ’90, causando
migliaia di morti per overdose da farmaco.
Il lavoro della Poitras, non si limita alla narrazione, per voce della
stessa Goldin, attraverso le incredibili fotografie prodotte da questa
artista, della lotta politica della P.A.I.N., ma interseca in modo estremo
e drammatico quanto la biografia della artista sia inevitabilmente alla
base della genealogia della lotta.
La logica acuta e spietata che emerge da questa ricostruzione è quella
di individuare i tasselli causali che hanno determinato il percorso
della artista.
Il primo e principale: il suicidio della sorella Barbara

Era il 1965, quando il suicidio adolescenziale era un argomento tabù.
Ero molto vicina a mia sorella e consapevole di alcune della forze che
l’hanno portata a scegliere il suicidio. Ho visto il ruolo che la sessualità e
la repressione hanno giocato nella sua distruzione. A causa dei tempi,
all’inizio degli anni Sessanta, le donne grintose e sessuate facevano
spavento, al di fuori della gamma di comportamenti accettabili, al di
fuori del controllo. Quando aveva 18 anni, capì che l’unico modo per
uscire era sdraiarsi sui binari del treno dei pendolari fuori Washington.
Fu un atto di immensa volontà.
( Nan Goldin)

La madre non volle che si sapesse la verità; si doveva parlare di un
incidente… “ MI ERA TUTTO PIU’ CHIARO”, afferma la Goldin.

Intanto Arthur Sackler scriveva ai figli: “ vogliamo lasciare il mondo in
un posto migliore di quando ci siamo entrati”…
La famiglia dell’arte e della filantropia era la stessa che produceva
dipendenza e morte: fare profitto sul dolore delle persone.

Nan intanto racconta la sua storia di fotografa come possibilità di
essere, come risposta alla ribellione e alla emarginazione, allo stigma
che la società ti consegna: la fotografia mi ha dato una personalità e
una voce, è sempre stata un modo di attraversare la paura; mi ha
protetta e mi ha dato una ragione per vivere.
Ha fatto la cameriera, la ballerina, ha lavorato in un bordello per
pagare le pellicole e ha ritratto con i suoi scatti il potere che gli uomini
avevano sulle donne.
Ma il trauma l’ha resa inflessibile e inarrestabile e una volta
conquistato lo spazio del nome e del successo che l’arte le ha
consegnato ha iniziato la sua battaglia di vita…
Occorreva sfatare il concetto di vittime dell’Aids, lottare per avere
garanzie di cura, far rimuovere il nome dei Sackler dai musei e far
comprendere attraverso azioni dirette all’interno dell’Harvard Art
Museum, del Metropolitan Museum of Art, del Guggenheim di New
York, del Louvre, del Victoria and Albert Museum di Londra, che non si
può conciliare l’arte con il profitto insanguinato.
Il tutto lanciando flaconi di pillole sul pavimento, distribuendo
opuscoli, esibendo striscioni di protesta, tenendo discorsi e
sdraiandosi coperti da dollari macchiati di sangue.
Le crisi di astinenza da OxiContyn sono determinate dalla privazione
dei recettori degli oppioidi, il cervello non ha alcuna protezione da
qualsiasi tipo di dolore.

Le conseguenze economiche per i Sackler sono di circa seicento
milioni di dollari mentre il costo della crisi da overdose negli Stati
Uniti è di oltre mille miliardi di dollari.
La giustizia sembra quindi un concetto scomposto sebbene il
tribunale ordini ai Sackler di assistere alle testimonianze dei parenti
delle vittime come requisito dell’accordo di bancarotta…

Questo documentario è un film scomposto, un’ossessione biografica
per la verità nuda e cruda, nascosta sin da quando la Goldin era un
bambina, figlia di due “funzionari della specie”.
Da adulta viene a conoscenza di documenti che riguardano la famiglia,
che le fanno comprendere definitivamente cosa c’era dietro il velo che
esigeva l’occultamento della verità come sistema di vita.

La storia di una ossessione, di un percorso psicologico, psichiatrico,
psicoanalitico ma soprattutto politico e filosofico: una storia per la
società che riguarda il conformismo e la negazione come sistema, che
riguarda lo stigma: le cose “sbagliate” sono tenute segrete e questo
distrugge le persone. Barbara è stata la vittima di tutto questo e la sua
reazione, estrema, è stata il punto di partenza di Nan, l’inizio del suo
percorso di ribellione e di ricerca della verità.
Il calvario alla quale la Goldin si è sottoposta sin da bambina è stato
vissuto soprattutto dal corpo, usato, offeso, compromesso, martoriato
per giustificare ed esorcizzare il dolore emotivo della psiche alla quale
è stata sottratta una presenza fondamentale.
Un percorso di espiazione e di disvelamento, uno smascheramento
costruito da slideshows e fotogrammi infiniti.
Il parallelismo genealogico interconnesso tra la biografia e la battaglia
della P.A.I.N/ anti Sackler è indispensabile al percorso di conoscenza
della Goldin: la verità ossessiva a tratti compulsiva della ricerca e della
lotta è l’obiettivo ineludibile per giustificare anche esteticamente la
propria esistenza.
Un martirio di dolore, un labirinto di mortificazione, un lastricato
tracciato di ferite, un percorso di riscatto, una infinita produzione di
immagini che restituiscano autenticità ad una realtà compromessa e
corrotta.
La Goldin ha dovuto infierire sul proprio corpo sul quale ha prodotto
uno “spargimento di sangue” reale e metaforico: un calvario fisico e
mentale dove non è prevista catarsi.
La Poitras la ritrae nel tessuto genealogico della vita offesa alle
prese con la famiglia, l’arte, il potere, l’avidità, lo stigma, la censura, la
misoginia, la dipendenza, l’ipocrisia, il profitto.
La capacità di sublimare la propria vita attraverso l’arte della Goldin si
rispecchia nell’abilità di sublimare la propria arte attraverso la vita
della Poitras: un incastro fatale, un prodotto esclusivo, inquieto,
decisivo, assoluto, perentorio.
La genealogia nietzschiana all’opera!

Che cosa strana la vita, quel misterioso organizzarsi di una logica
spietata per un futile obiettivo.
Il massimo che potete sperarne è una certa conoscenza di voi stessi, cui
arrivate troppo tardi…
Una massa di rimpianti inestinguibili.
(Joseph Conrad)
Fonti di questo articolo:



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Ideato e realizzato da Sandro Alongi
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