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Beatrice Bianchini
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Una donna promettente (‘108)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2021 ·
di Emerald Fennell
con Carey Mulligan, Bo Burnham, Alison Brie, Laverne Cox,
Jennifer Coolidge, Adam Broody

A promising young woman è il titolo originale dal quale la
traduzione “promettente”; una giovane donna che fa ben
sperare, che da buoni indizi per il futuro, invitante…
Su questo gioco di parole apparentemente superficiale e
accattivante da commedia frivola e divertente si preannuncia
la storia contemporanea della mitologica Cassandra.
Cassie non a caso è il diminutivo anglosassone omonimo, la
gemella di Eleno, figlia di Ecuba e di Priamo, re di Troia,
sacerdotessa nel tempio di Apollo da cui ebbe la facoltà della
preveggenza, pur rifiutando di concedersi a lui che, adirato, le
sputò sulle labbra, condannandola a rimanere inascoltata.
Cassie è vittima di questa condanna; è stata violata nella
psiche e quindi nel corpo.

La donna, al pari dell’uomo, è il proprio corpo ma il suo corpo è
cosa diversa rispetto a lei.
( S. De Beauvoir)

Nell’ Agamennone di Eschilo, Cassandra soffre per il dolore di
sapere che nessuno le crederà mai, nonostante la veridicità dei
suoi vaticini. E’ un peso incredibile che porta con la dignità
propria del suo rango, consapevole che il suo dono altro non è
che una condanna.

Cassandra è vittima di uomini senza pudore, tracotanti, che
non rispettano la sacerdotessa nel tempio,
peccando così di Hybris.
Cassie è destinata a rimanere inascoltata
fino al sacrificio estremo.
Ma non si arrende e ritraendosi dalla vita delle promesse si
costruisce un percorso di giustizia personale.
Il film inizia con una inquadratura sul bacino di uomini che
ballano in camicia e cravatta, facendo gesti volgari; un
linguaggio altrettanto misogino segue alla vista di una donna
ubriaca, facile e appetibile preda da adescare: Cassie.
Un linguaggio pieno di allusioni e giustificazioni:
“ha l’aria di sfida…”
“rischiano grosso le ragazze come quella…”
“è come un campo da golf…”
Possiamo darle un passaggio, “stai tranquilla sei al sicuro…”
Tra commenti di operai e automobilisti all’insegna di una
violenza verbale pervasiva e sessista, Cassie reagisce, non
subisce; la sua adorata promettente, anch’essa, amica Nina
Fischer è stata violata nell’intimità, abusata dal branco dei
suoi compagni di studi “colpevole” di essere ubriaca.
E Cassie continua, si trucca seguendo un tutorial che insegna
alle ragazze qual è il make up per un blow job perfetto.
Dal nerd che sta scrivendo un libro su come deve essere un
uomo oggi, allo yes man abusante di turno, impartisce lezioni
di giustizia, non di vendetta.
Non risparmia neanche quelle donne che si sono sottratte alla
responsabilità di tutelare i diritti delle proprie compagne,
donne, amiche, colleghe vittime di un sistema che giustifica il
maschio abusante.
Un vecchio compagno di università, ormai pediatra la
corteggia e lei, dopo una iniziale ritrosia, paura, resistenza
sembra lasciarsi andare ad un nuovo inizio.
Mentre la pellicola sembra virare pericolosamente verso un
romantico romanzo rosa parte un destro che colpisce al volto
la coraggiosa Cassie e insieme a lei lo spettatore.
Inizia la seconda parte, divisa in capitoli, dove ognuno di
questi cadenza la funzione rieducativa che Cassie mette in atto
su coloro che non hanno impedito, sono stati a guardare,
consentendo la perpetuazione del reato e l’omissione del corso
della giustizia: dalla collega Madison, alla preside Walker, fino
a chi le è più vicino.
Scene esilaranti, come quella in cui vendica gli insulti sessisti
di un volgare rozzo autista, spaccandogli con un arnese i fari
oltre che i vetri del furgone, sono estremamente catartiche.
L’addio al celibato del protagonista dello stupro di Nina si
avvicina e Cassie ordisce una trappola che solo una figura
mitologica destinata a rimanere inascoltata può concertare.

Mentre ella varca la soglia della reggia di Agamennone le viene
profetizzato il suo drammatico futuro.
Si augura una morte dolce, consapevole di andare incontro
all’altare sacrificale, priva di colpe, se non quella di possedere
un dono, in quel momento, inutile.
Il coro della tragedia capisce subito
che Cassandra è una donna saggia e sofferente.
O donna molto sventurata invero e pur sapiente assai,
molto ti allungasti.
Ma se veramente conosci il tuo destino,
perché, a guida di giovenca, spinta da un dio,
arditamente muovi verso l’altare?
( Agamennone, Eschilo, vv1295-99, traduzione R. Cantarella)

Cassie come Cassandra rappresenta la donna lungimirante e
per questo considerata pazza; come Polissena e Ifigenia,
rispecchia l’immolazione del sesso femminile a oggetto,
soggiogata dalla volontà maschile, vittima di un ignorante
patriarcato e destinata a trovare al libertà
solo a vita strappata con forza.
Una promettente fanciulla, intelligente e destinata a
raggiungere il successo professionale, condannata tuttavia, ai
tempi, come ora, dal rifiuto di uno scambio sessuale
prepotente deciso unilateralmente dall’illustre dio Apollo, di
gran moda anche per le Cassandre contemporanee, come
pedaggio alla capacità di presagire
il più o meno funesto futuro.
Cassandra diviene quindi il simbolo di una verità prima
rifiutata e poi riconosciuta come tale; un ossimoro che incarna
insieme la vittima e la carnefice, la conciliazione e la ribellione,
l’amore e la morte, l’appartenenza e l’emarginazione.
Il totale isolamento della sua esperienza la rende una figura
paradigmatica che racchiude, nella sua sorte, nell’antichità
come nella attualità, tutte le voci femminili della tragedia
greca e contemporanea.
Emerald Fennell, si erge orgogliosamente paladina della causa
femminile attraverso una trasparente, potente presa di
posizione netta, non fraintendibile né tantomeno criticabile se
non altro nella sostanza. Un bel calcio su quelle parti molli del
basso ventre testosteroniche e acefale.
Cronaca di una giustizia annunciata quella che si compie in
cinque atti dove una tipa tosta come Cassie squarcia con le sue
unghie colorate lo sguardo su quel sottomondo maschile che
sorprende il Sundance Film Festival 2020.
Arriva oggi nelle nostre sale dopo la candidatura all’Oscar
come miglior film, miglior attrice, miglior sceneggiatura
originale 2021; altrettanto per il Golden Globe e per la British
Academy Film Awards ecc.
Il meccanismo del film incalza nella forma della fotografia, dei
colori, della musica, di una estetica eccentrica e adrenalica
senza tuttavia alcuna consolazione ristoratrice: i vestiti
luccicanti, le parrucche psichedeliche, le candy colorate
risvegliano l’attenzione di chi trascura la realtà, di chi dichiara
non aver fatto nulla, di non aver visto nulla e di avvalersi del
beneficio del dubbio.
Cassandra non è quello che la narrazione popolare vuole che
sia, non è portatrice di male ma preveggente e se quello che
prevede è negativo non dipende da lei e,
la si ascolti o no, accadrà.
Cassie, la Cassandra contemporanea non accetta di rimanere
inascoltata e non organizza vendetta ma predispone che
giustizia sia fatta sia a livello culturale che legale.
Un film promettente, importante, inquietante, necessario.
Un film che non consente di distogliere lo sguardo, che non
ammette alibi, che rimbomba nella testa, disturbando e
invadendo il corpo di tutti coloro che hanno conservato la
capacità di SENTIRE.

La scoperta dell’uomo che i suoi genitali potevano servire come
arma per generare paura deve essere annoverata fra le più
importanti scoperte dei tempi preistorici, insieme all’uso del
fuoco e le prime rozze asce di pietra. Dalla preistoria ai nostri
giorni lo stupro ha svolto una funzione critica. Si tratta né più
né meno che di un consapevole processo di intimidazione
mediante il quale tutti gli uomini mantengono le donne in uno
stato di paura.

( Susan Brownmiller, Contro la nostra volontà)



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